Il Comune di Roma ha promesso che ripristinerà quanto prima l’albero e la targa alla memoria di Stefano Cucchi, barbaramente ucciso nel 2009.
Un fatto inspiegabile a Prati, il quartiere dei professionisti, avvocati e notai di Roma. Buona parte della borghesia bene abita e lavora lì. Dunque non ci troviamo di fronte ad un quartiere degradato dove ad ogni angolo buio si può verificare un evento criminoso. Criminoso, sì, perché non c’è altro modo di chiamare quanto accaduto alla targa commemorativa per mantenere viva la memoria di Stefano Cucchi. Il ragazzo di 31 anni ucciso nel 2009 da chi avrebbe dovuto rappresentare le istituzioni.
In occasione dell’undicesimo anniversario della morte del giovane, il 23 ottobre 2020, su via Lepanto, davanti al Tribunale di Roma, sono stati posti un albero ed una targa commemorativa per Stefano, in ricordo della sua morte ingiusta e di tutte le ingiustizie commesse nel mondo, specie se ad opera di chi rappresenta le istituzioni. Ed ora sono stati rimossi da ignoti. Sabrina Alfonsi, assessore ed ex presidente del Municipio di Roma centro, ha promesso che il Comune si attiverà quanto prima per ripristinare la targa e l’albero, ed indagare sull’accaduto.
Targa ed albero in onore di Cucchi, vilipeso un simbolo di giustizia
Il fatto che siano stati sottratti da ignoti albero e targa alla memoria di Stefano Cucchi non è un oltraggio solamente per una morte che poteva essere evitata, ma anche per la giustizia. Gli oggetti commemorativi erano stati posti davanti al Tribunale in veste simbolica, come memorandum della giustizia e tutela della Costituzione.
Dunque chi ha commesso questa ‘bravata’ non solo ha offeso la memoria di un ragazzo morto troppo presto, ma anche le istituzioni stesse. Il caso di Stefano Cucchi, per cui sono stati condannati in via definitiva i carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, ha avuto una grande eco. Specialmente dopo la pubblicazione delle foto del corpo, scattate dai familiari in camera mortuaria.
Dalle immagini è stato subito evidente che il ragazzo non poteva essere morto a causa della droga o di inedia. Il suo è stato a tutti gli effetti un caso di omicidio. Anche alcuni medici dell’ospedale Sandro Pertini sono stati indagati per omicidio colposo. La targa che ora non c’è più recitava: “A Stefano Cucchi, ragazzo. Dignità, giustizia, diritti“.