Marsala – La deposizione di Marisa Leo era una tragedia annunciata. Le violenze e poi il tentativo di riconciliazione per amore della figlia. Ma la rabbia di Reina non si era placata. La donna aveva sorpreso il 42enne intento a cercare delle armi. Le aveva detto che andava al poligono a sparare.
Marisa Leo: la cronaca di un femminicidio annunciato
“Ascoltiamo la voce di chi chiede aiuto, prima che quella voce venga spenta“. Queste sono le parole che Marisa stessa, tempo fa, aveva postato sul suo profilo Facebook, in occasione della festa della donna, in un progetto che aveva coinvolto lei ed altre imprenditrici locali per aiutare le donne senza voce ad uscire dal loro oblio e dalla loro paura, per denunciare gli abusi e le sopraffazioni di cui sono vittime.
E purtroppo Marisa Leo, nonostante il suo impegno sociale, e nonostante le denunce, dallo scorso mercoledì non ha più voce. È stata assassinata dal padre di sua figlia, un uomo che la perseguitava. Marisa ha vissuto nella paura per tre anni.
Poi la decisione di riallacciare dei rapporti civili con il suo ex. Gesto di amore nei confronti di sua figlia, che Marisa ha pagato caro. Ha ritirato le denunce in questura ed ha accettato l’affidamento congiunto della bambina di tre anni. La figlia è stata l’esca per attirare Marisa nella trappola mortale.
La tragedia era annunciata. Non siamo riusciti ad evitarla
Quando accade un fatto grave come questo è tutta la società ad essere messa sul banco degli imputati. Marisa ha chiesto aiuto, diverse volte. Ha chiesto aiuto a tutti. Alla polizia, agli amici, ai familiari. Eppure non siamo riusciti a salvarla. La legge dovrebbe tutelare le persone – in particolare le donne – che vivono nella paura. E Marisa di paura ne ha avuta tanta. Dopo la separazione con Angelo Reina, ha vissuto un anno praticamente chiusa in casa. L’uomo la perseguitava, e si intrufolava in casa sua aggredendola verbalmente e fisicamente anche quando era incinta.
Non usciva più da sola. Si faceva sempre accompagnare ed aveva chiesto di lavorare in smart working. Poi piano piano il ritorno alla vita autonoma. Ma sempre con cautela. Aveva sistemato una telecamera nella sua auto, così che se le fosse successo qualcosa almeno sarebbe stata registrata la dinamica dei fatti. Ed un giorno, dopo il riavvicinamento con il 42enne, Marisa lo ha ‘pizzicato’ mentre guardava il listino di alcune armi su Internet. E lui le ha detto che andava a sparare al poligono di tiro.
Non siamo riusciti ad evitare questa tragedia. Con la scusa di andare a prendere la bambina, Reina ha convocato Marisa in un luogo vicino a dove lavorava. La stava aspettando imbracciando un’arma. Appena la donna è arrivata le ha scaricato addosso tre colpi di fucile, che l’hanno uccisa sul colpo.
Poi Reina è salito sulla sua auto sportiva e si è recato presso un viadotto tra gli svincoli di Alcamo ovest e Castellammare del Golfo. Ha tirato fuori la stessa arma e si è sparato. Da quel suicidio gli inquirenti sono arrivati al corpo senza vita di Marisa Leo, che giaceva già da ore in una pozza di sangue.