Questa volta pubblicare gli scontrini ha portato una buona notizia. Ci sono ancora posti in Italia dove si mangia con meno di 10 euro.
Ormai pubblicare gli scontrini dei ristoranti ha sostituito la moda di pubblicare i piatti dei ristoranti. Dunque dal food porn si passa al bill porn. Anche perché spesso non c’è una critica sociale sull’aumento dei prezzi, l’inflazione ed altro, ci si limita a destare stupore, e magari a raccogliere qualche click, come per dire “Avete visto quanto abbiamo pagato?” Senza dubbio, in particolare nelle città d’arte e nella stagione estiva, i ristoratori stanno praticando dei prezzi che si avvicinano fortemente alla speculazione.
Tanto sanno che c’è chi è disposto a spenderli. Oppure, fenomeno ancora più grave, nelle varie località si forma una specie di cartello, per cui i prezzi risultano più o meno allineati, e dunque chi vuole andare a cena fuori non ha scelta. Questo purtroppo è un fenomeno in auge da parecchio tempo, esacerbato senza dubbio dal post pandemia, dal quale sembra che i ristoratori debbano risarcirsi delle perdite a danno dei consumatori. In ogni caso un fenomeno ne ha portato un altro, quello di pubblicare gli scontrini.
Che se eccessivo, non ha più la giusta eco, e risuona come un al lupo al lupo, che dopo un po’ non viene più ascoltato. Tuttavia il protagonismo non può essere lasciato da parte, per cui, i social da agosto a settembre, oltre che pieni di spiagge caraibiche, sono pieni di scontrini dei ristoranti.
Solitamente chi pubblica gli scontrini vuole mostrare quanto il conto fosse eccessivo e sorprendente – come se dai prezzi esposti sul menu non si potessero fare i conti -. Questa volta invece il meccanismo è opposto. Andrea, che vive a Ladispoli, località balneare a nord di Roma, ha raccontato la sua storia addirittura a Il Messaggero.
Mentre era in viaggio in Calabria, con un gruppo di amici, si è trovato in coda in macchina. Per evitare la fila, seguendo i consigli del navigatore, ha imboccato una strada secondaria, che passa al confine tra la Regione Calabria e la Regione Basilicata. Ed è proprio lì che scova, fortuitamente, la Locanda da Federico. Senza saperne nulla, senza recensioni su Trip Advisor, né siti di gourmettari, Andrea ed il suo gruppo si siedono al tavolo.
Quello che ha stupito i sette commensali è stato il conto finale. Nonostante avessero visto il menu, lo scontrino li ha comunque sorpresi. Sessanta euro per sette persone. Meno di 10 euro a testa. Andrea ha voluto specificare le portate. Tre antipasti, cinque primi piatti, tre secondi piatti, due contorni, quattro bottiglie di acqua ed una coca cola. Evidentemente esistono ancora posti così, con cucina sana e genuina, dove poter mangiare fuori senza che debba diventare un evento per cui mettere da parte i soldi nel salvadanaio. Solo che si devono imboccare le strade secondarie.
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