È durata poco la ripresa ed ora il primo semestre italiano si chiude in negativo proprio nei settori strategici. E anche l’UE aggiorna le sue stime
Giungono puntuali i risultati dell’indagine ISTAT sulla produzione, dopo la chiusura del primo semestre 2023. Il contesto socioeconomico è quanto importante per interpretare i dati economici che l’Istituto ha tirato dietro di sé. Il percorso sembra oramai segnato e ci vorrà ancora molto per ricevere delle confortanti controtendenze (ma soprattutto, stabili). Ebbene, per far leva su una lettura lucida delle percentuali non resta che utilizzare il fulcro dell’andamento dell’inflazione, unico dato davvero stabile nel quadro nazionale da più di un anno e mezzo.
Attenzione: nonostante il pericolo di recessione economica imposto dalla crisi, il tessuto economico e finanziario cerca di difendersi e non lo fa in maniera sprovveduta: sono gli intermedi temporali a testimoniarlo. La reale sfida, complicatissima, consiste nell’unione degli sforzi di profitto del sistema economico con gli effettivi vantaggi monetari per i singoli cittadini. In altre parole: affrontare la spesa adeguando il livello delle entrate.
Insomma, nonostante i fattori deteriori sulle tasche dei cittadini, il Pil cerca di determinare un andamento di contrasto all’avanzata dei deficit. Certo, molti fenomeni di ripresa restano pressappoco passeggeri. Anche a causa (o al netto) di circostanze oggettive (il calendario, ad esempio). Ecco infatti cosa è successo da gennaio al mese di luglio, all’industria italiana. Il semestre si chiude col segno, -0,7%, dopo il rialzo nei due mesi precedenti (fino a giugno).
Si tratta però dell’indice destagionalizzato, mentre l’indice complessivo scende al 2,1%, anche a causa dei “soli” 21 giorni lavorati tanto a giugno quanto a luglio. In termini generali, i due mesi di maggio e giugno hanno rilevato un incremento della produzione pari al 0,2%; ma non è certo bastato affinché l’Unione Europea non abbia rivisto le sue stime sul Pil, portandole ad un rialzo dello 0,9% nel 2023. Il segno positivo, subisse congiunturale, ha premiato solamente la produzione di energia.
Tutti gli altri settori industriali sono bocciati dal segno negativo: dai beni strumentali (-1,5%) ai beni intermedi (-0,5%), fino ai beni di consumo (-1,6%). I beni. strumentali crescono invece su base tendenziale (+3,0%); a calare è proprio l’energia (-4,0%), beni intermedi e di consumo. Soddisfacente l’aumento derivato dalla produzione di mezzi di trasporto (+10,1%), così come nei settori: prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+5,8%); computer e altri prodotti di elettronica (+0,4%). Scendono I settori del legno, della carta e della stampa, coke e petrolio raffinato e l’attività estrattiva.
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