Sono ancora da accertare molti fatti sull’ultima triste vicenda che ha colpito la Capitale. Chi era Rossella Nappini, vittima dell’ennesimo femminicidio.
Purtroppo i recenti fatti di cronaca portano spesso come vittime le donne. Tuttavia, per gridare al femminicidio devono essere appurati i fatti ed il responsabile. Difatti non basta che la vittima sia di genere femminile per chiamarlo femminicidio. Ci devono essere altre componenti essenziali. Che il delitto sia a sfondo passionale e che sia stato proprio il desiderio di sopraffazione maschile a scatenare la follia omicida.
Rossella Nappini, infermiera di 52 anni, è stata uccisa ieri nell’androne del suo palazzo nella periferia nord ovest della Capitale. Diverse urla hanno allarmato i vicini. Ma quando si sono affacciati per rendersi conto di cosa stesse succedendo, era già troppo tardi. Rossella era stesa per terra in un lago di sangue. E non è stato possibile, almeno finora, identificare l’aggressore. La polizia sta vagliando ancora tutte le ipotesi ed ascoltando i testimoni.
Verso le cinque del pomeriggio del 4 settembre, dall’androne del palazzo di via Giuseppe Allievo, strada posta tra il quartiere Trionfale e Primavalle di Roma, diverse urla di aiuto destano gli abitanti dalle loro faccende quotidiane. E poco dopo la terribile scoperta. Una donna sdraiata per terra, immersa nel suo sangue. Uccisa a coltellate.
Non una donna sconosciuta, ma una vicina di casa. Difatti Rossella è stata colpita dal suo aggressore proprio a pochi passi dalla sua abitazione, dove sarebbe stata al sicuro. Le ipotesi si orientano su un ex o su un amante, forse respinto dalla donna, che le ha dato appuntamento con la scusa di parlare ed invece aveva già in mente di ucciderla. Le coltellate che l’hanno uccisa le sono state inferte all’addome. Il fatto che sia stata ritrovata la borsetta della donna vicino al corpo fa escludere il movente della rapina, ed orienta gli investigatori sempre più verso il delitto passionale. Ma per il momento nessuna pista è esclusa.
A quanto pare ci troviamo di fronte all’ennesimo femminicidio nella Capitale, anche se deve essere accertato. La vittima, Rossella Nappini, era un’infermiera di 52 anni che viveva nel palazzo in cui è stata uccisa co i suoi due figli e la madre ottantenne. Al primo posto nella sua vita metteva il suo lavoro. Credeva nel valore del servizio sanitario pubblico e si è battuta in più di un’occasione per i fondi pubblici al San Filippo Neri, ospedale in cui lavorava. Ironia – o tragedia – della sorte.
Su Facebook, nel 2018, in occasione del suo compleanno, aveva chiesto di ricevere per regalo una raccolta fondi da destinare alla Casa delle donne, in particolare per aiutare le vittime a non subire più violenza. E purtroppo è proprio sotto la mano di quella violenza che la sua vita ha avuto prematuramente fine.
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