Caso Emanuela Orlandi: dopo la riapertura, il fratello Pietro chiede al Governo di poter visionare i tre fascicoli custoditi dai servizi segreti.
Il mistero attorno alla scomparsa di Emanuela Orlandi, anche dopo 40 anni, non si riesce a risolvere. È ancora il fratello Pietro, deciso a non rassegnarsi, a combattere per la verità, rivolgendo un appello al Governo, per avere accesso ai fascicoli custoditi dai Servizi Segreti. Si tratta di tre faldoni contenenti tutta la documentazione relativa al caso, custoditi al secondo piano degli uffici dell’Aise, nella stanza 212.
Questi faldoni conterrebbero documenti importantissimi, che potrebbero essere risolutivi per il caso. Documentazione, denominata semplicemente “Caso Orlandi”, sequestrata dai Carabinieri nel lontano 1993, in via dei Selci, secondo le direttive del Giudice dell’epoca, Rosario Priore. Un sequestro che ne limitò la divulgazione, impedendo a chiunque di venire a conoscenza di dati riservatissimi.
Dopo 40 anni si cerca ancora la verità sul caso Orlandi: Pietro chiede la visione dei fascicoli in custodia dei servizi segreti
L’avvocato di Pietro Orlandi, Laura Sgrò, ribadisce l’importanza estrema della visione di questi tre fascicoli, anche perché la famiglia Orlandi non ha mai potuto leggere tutta la documentazione. Al loro interno potrebbero celarsi informazioni preziosissime per la risoluzione del caso. Un dossier che potrebbe segnare una svolta nell’inchiesta.
L’appello di Pietro Orlandi e del suo avvocato raggiunge il Governo, e i fascicoli potrebbero far luce sulla misteriosa scomparsa della ragazza. Tra l’altro, la richiesta della famiglia Orlandi va di pari passo con la richiesta di riapertura del caso della strage di Ustica, da parte del politico ex Premier Giuliano Amato, le cui parole hanno alzato un polverone.
I misteri che hanno sconvolto l’Italia degli anni ’80
Misteri che hanno sconvolto l’Italia degli anni 80, e che ancora sono lontani dalla risoluzione. Amato cita la strage di Ustica, avvenuta nel 1980 sui cieli di Ustica, appunto, passando per quella di Bologna, l’attentato di matrice neonazista avvenuto sempre nel 1980. La Sgrò chiede di ottenere l’accesso agli atti coperti dal segreto di Stato, per ragioni di interesse da parte della famiglia Orlandi.
Ora il Governo deve rispondere alla richiesta. Dopo l’inaspettata riapertura del caso, lo scorso maggio, per volere di Alessandro Dodi, promotore della giustizia della Santa Sede, Pietro Orlandi si rivolge al sottosegretario con delega ai servizi segreti, Alfredo Mantovano. Arriveremo mai alla verità sulla misteriosa scomparsa della 15enne cittadina vaticana?