La città di Roma purtroppo si è legata nel passato recente agli avvistamenti dei cinghiali. La situazione, però, sembra ora molto cambiata rispetto alle immagini con i branchi che scorrazzavano liberi tra le strade facendo man bassa nei cassonetti
Quando durante il periodo più brutto del covid siamo tutti stati costretti a rimanere dentro casa uno dei risultati che si sono visti con più chiarezza nella Capitale è stata la apparizione sempre più frequente di quegli animali considerati selvatici che, complice la mancanza di esseri umani e di rumore, hanno iniziato a spostarsi dalle zone più remote delle campagne fin dentro i quartieri più o meno periferici della città.
Una situazione che, se fosse stata solo prodotta dalla mancanza di esseri umani in giro, si sarebbe dovuta risolvere nel momento in cui l’emergenza è ufficialmente terminata ma, e lo sanno bene molti cittadini di varie zone di Roma, gli avvistamenti dei cinghiali e soprattutto gli incontri ravvicinati con i branchi di ungulati sono rimasti elemento fisso della cronaca locale. Eppure da un po’ di tempo sembra invece che i cinghiali stiano lentamente sparendo. Soprattutto in alcune zone di Roma che erano diventate roccaforti di diverse famiglie di cinghiali, gli avvistamenti si sono ridotti praticamente a zero. Ma perché ci sono meno cinghiali in giro per Roma?
Per affrontare il problema legato alla proliferazione dei cinghiali e soprattutto alla loro sfrontata voglia di cercare cibo anche a ridosso delle palazzine e nei cortili dei condomini era stato approntato un piano che a quanto pare sta producendo qualche risultato positivo. Positivo per i cittadini un po’ meno per i cinghiali ovviamente. A spiegare perché gli avvistamenti dei cinghiali si sono drasticamente ridotti negli ultimi mesi è stato Andrea Monaco, ricercatore dell’Ispra e zoologo. Monaco ha per esempio ricordato come stia funzionando il piano di cattura con le gabbie nei vari parchi cittadini di quelle aree di Roma in cui il problema dei branchi di ungulati era particolarmente evidente.
E già questo ha ovviamente provocato una riduzione nel numero degli esemplari. Ma c’è un altro fattore, prosegue il ricercatore dell’Ispra, che non può essere sottovalutato. Si tratta di un fattore naturale ed è stato la diffusione della peste suina che ha colpito anche la popolazione di cinghiali. La malattia e gli abbattimenti legati ai casi di peste suina, nonché le morti naturali dovute a questa malattia, anno sfoltito la popolazione. Secondo i calcoli di Monaco rispetto al 2022 a Roma “ci sono circa 400 cinghiali in meno in circolazione “.
Se è vero che anche i cittadini delle zone in cui gli avvistamenti dei cinghiali a Roma si sono fatti più frequenti si sono ora resi conto che ci sono meno animali in giro è anche vero che occorre tenere presente che il motivo per cui i cinghiali si avventuravano tra le case e nei condomini, nei parchi pubblici e nei parcheggi è semplicemente perché cercano cibo. Cibo che, a causa della situazione relativa alla gestione dei rifiuti, si trova ovviamente più facilmente in città che non nelle aree boschive che anzi diventano sempre più piccole.
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