Spunta da un libro del giornalista Paolo Cagnan la teoria secondo cui ad uccidere Simonetta Cesaroni sarebbe stato il mostro di Bolzano.
Via Poma. Strada in un quartiere della Roma bene. Quel 7 agosto sconvolto da un delitto che ad oltre 30 anni di distanza ancora è rimasto irrisolto. Diversi gli indagati e diverse le piste battute. Nel 1990 non erano ancora presenti determinate tecnologie ed esami più approfonditi. Inoltre nell’analisi della scena del delitto sono stati fatti degli errori davvero grossolani da parte degli investigatori, che hanno cancellato definitivamente molte tracce ed indizi, compresi numerosi dati all’interno dei computers.
Fatto ancora più grave considerando che l’assassinio si è consumato nel luogo di lavoro di Simonetta Cesaroni, trovata barbaramente uccisa la sera del 7 agosto. Il suo corpo è stato trovato quasi nudo, con indosso solo il reggiseno calato ed i calzini corti. L’uomo che l’ha uccisa ha infierito barbaramente su di lei. Le ipotesi sul movente sono della furia omicida dopo il rifiuto di alcune avances. Dopo 30 anni il caso è considerato chiuso. Autore ignoto. Ma nel 2022 la sorella di Simonetta è riuscita a far riaprire il fascicolo dalla Procura di Roma.
Sono stati diversi gli inquisiti per il delitto di Simonetta Cesaroni. L’indiziato numero uno era Pietrino Vanacore, portiere dello stabile dove Simonetta lavorava. Su di lui si sono abbattuti 20 anni di accuse e processi. L’uomo si è sempre professato innocente. Nel 2002 è stato definitivamente scagionato. Ma l’uomo non ha sopportato il peso della sua esistenza segnata, e della compromissione definitiva della sua immagine sociale, dove il sospetto continuava ad insinuarsi. E si è tolto la vita gettandosi in mare, lasciando un biglietto: “20 anni di sofferenze e di sospetti ti portano al suicidio“.
Poi sono saliti sul banco dell’accusa il datore di lavoro di Simonetta ed il fidanzato. Tutti scagionati. Dopo che il caso aveva perso tutte le sue piste esce il libro di Paolo Cagnan, dal titolo “Anatomia di un serial killer – Marco Bergamo, storia del mostro di Bolzano“. Nel libro, oltre alla ricostruzione dell’omicidio delle cinque vittime accertate, di cui Bergamo ha confessato solo tre omicidi, spunta il nome di Simonetta Cesaroni.
L’ipotesi del giornalista sarebbe suffragato da alcune analogie sul modus operandi del mostro di Bolzano e l’omicidio di Via Poma. Inoltre esisteva una somiglianza tra le donne uccise e Simonetta Cesaroni, per cui Cagnan suppone che sia un certo tipo di donna, fisicamente parlando, a scatenare in lui quell’attrazione e quella rabbia omicida.
L’indizio probabilmente più significativo è l’ipotesi che i due si siano conosciuti virtualmente su una piattaforma che è l’antesignano dei social versione anni Novanta. Cagnan ha inviato il fascicolo con le sue tesi anche alla Procura di Roma, suggerendo una comparazione del DNA di Marco Bergamo con quella dell’assassino. In ogni caso le indagini saranno difficili. Marco Bergamo, il mostro di Bolzano, è morto in carcere nel 2017.
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