La curva delle aperture si è accentuata dopo il Covid e la domanda da parte della cittadinanza continua a salire. Ma a lievitare sono anche i costi
Nel corso della emergenza sanitaria da Coronavirus, se ci sono stati luoghi “stigmatizzati” dalle incombenti necessità, questi sono stati i luoghi di aggregazione. Di qualunque genere. I primi ambienti a dover chiudere fino a data da destinarsi sono stati quelli legati ad attività ricreative, perlopiù in spazi chiusi. In buona sostanza, le attività sportive hanno visto un’interruzione immediata, a beneficio dell’incolumità degli utenti, secondo le indicazioni rilasciate dal Ministero della Salute.
In un momento in cui la sedentarietà ha rischiato di farla da padrona, dato il divieto di uscire se non in casi eccezionali e di estrema necessità, l’ingegno e le piccole iniziative (magari suggerite dalla Rete) hanno portato tra le mura domestiche attività e sane abitudini da assimilare per garantirsi una buona forma anche nelle peggiori condizioni circa la libertà di muoversi e uscire da casa. Di fatto, le strutture sportive hanno dovuto attendere, più di altre, la ripartenza: non soltanto per una questione di distanze e di condivisione degli spazi, ma anche sotto il profilo del nodo legato al ricambio d’aria, all’igienizzazione, a sforzi fisici difficilmente tollerabili con una mascherina sanitaria a proteggere bocca e naso.
Salgono le piscine private a Roma, ecco dove si concentrano
In fondo sono bastati pochi mesi per invertire il messaggio profuso dai rischi derivanti dall’accesso a queste strutture sportive. Al contrario, infatti, sono divenute fenomeno di massa, grazie all’incentivo che i tempi hanno dato ad una cultura salutistica; e poi sono oggi rappresentate quale sinonimo di fare sport in totale sicurezza, sia da un punto di vista igienico che prettamente logistico (sempre meglio che macinare chilometri dal tapis roulant di una palestra, piuttosto che riempire i polmoni di smog cittadino).
Inoltre, la possibilità di potersi ritemprare con una doccia dopo una lunga sessione di esercizi fisici, ha incentivato a recarsi anche nei ridotti spazi di tempo, certi di potersi cambiare. Bene, un punto di riferimento che nella Capitale sta vivendo un forte boom è quello delle piscine, che assieme alle palestre, hanno vissuto una parentesi piena di vicissitudini. Basta fare una piccola ricerca su Google Maps, tra le strade di Roma, per rendersi conto della rapida diffusione di strutture capaci di accogliere gli appassionati di nuoto.
C’è anche da dire che il successo delle piscine è derivato in parte all’estate in città, ossia dalla scelta più o meno forzata di restare in città a trascorrere le ferie. E si parla sia di piscine pubbliche che private. Non pochi romani ne hanno installata una al proprio giardino. Tra Infernetto e Casal Palocco, si distende un letto di piccoli impianti, visibile dall’aereo mentre atterra al vicino aeroporto di Fiumicino. Altre zone di forte concentrazione sono quelle della frazione Le Rughe, nei pressi di Formello, e l’Olgiata; si stima la presenza di 400 piscine su un’area di 6 km² per 8mila residenti (circa una piscina ogni 20 persone). Ma la vera nota stonata rimane il costo del considerevole apporto di acqua e l’uso di igienizzanti chimici. In un territorio nazionale che vive di un’intermittente emergenza idrica.