Una storia che sembra una barzelletta ma che invece è la realtà di almeno una delle aziende più prestigiose che si trovano in Italia: il presidente di Aermec Alessandro Riello racconta dei colloqui fatti “con i genitori“
Il nostro Paese, come altri nel mondo, è composto da una struttura di imprese grandi e piccole che operano in tutti i settori. In alcune aree trovare lavoro è più complicato ed è giusto parlarne ma allo stesso modo è giusto anche parlare di quelle situazioni in cui invece il lavoro ci sarebbe ma i futuri operai mancano. E un caso eclatante è quello raccontato da Alessandro Riello, presidente della società Aermec di Bevilacqua leader nella costruzione di impianti di climatizzazione. Dal mese di maggio la società è alla ricerca di 50 nuove unità per coprire tutte le posizioni di chi invece è andato in pensione. Ma a quanto pare, dall’inizio dell’anno, sono entrati solo 30 nuovi operai e 50 continuano a mancare.
“Mio figlio deve lavorare anche di sabato?“
Secondo il racconto fatto da Riello dalle colonne di L’Arena, tra i problemi nel trovare i nuovi operai che mancano c’è quello che succede durante i colloqui. Tanti infatti a quanto pare “si presentano con i genitori” che sì pongono, forse pensando di fare il bene del proprio figlio o della propria figlia, come intermediari con l’azienda e tra le domande più strane ci sono quelle riguardo il dover lavorare il sabato ma anche quanto tempo passerà prima che il figlio o la figlia in questione abbandoni l’officina per salire magari in ufficio e occupare un ruolo che, questo è il sottotesto, è di certo più prestigioso.
Nelle parole di Riello si sottolinea come è possibile che ci siano persone che partono dall’officina e assumono poi ruoli di dirigenza “puntiamo molto sui nostri dipendenti, investiamo informazione e crediamo di offrire possibilità di crescita” ma è chiaro che non è possibile una tempistica per il passaggio ad altre mansioni “solo il tempo e l’esperienza portano ad individuare il percorso adatto per ogni persona“. E stando alle dichiarazioni di Riello il problema non sono solo le famiglie che a volte decidono che è meglio che il figlio o la figlia in questione rimangano a casa piuttosto che andare a sporcarsi le mani in fabbrica, ma anche la scuola.
Valori e influencer
Secondo il presidente di Aermec il problema è che le scuole e le famiglie “devono essere più meritocratiche” ma soprattutto instillare nelle nuove generazioni i “valori del rispetto e del sacrificio“. Una situazione che diventa ancora più complicata e in cui Riello tira in ballo anche gli influencer che “non aiutano” a convincere i giovani che il lavoro è fatto di fatica. Una prova che qualcosa non va? Presentando la propria azienda in un istituto tecnico a 150 ragazzi solo una quindicina hanno poi manifestato interesse a conoscere più da vicino la società. Potrebbe risultare difficile trovare questi 50 operai in tempi brevi anche se Riello rimane ottimista.