L’ironica replica del bar di Besozzo, in provincia di Varese, ricalca l’accento sul problema degli scontrini a tre zeri, che nel 2023 sono stati denunciati a più riprese.
Non serve svolgere un’inchiesta approfondita per rendersi conto di quanto il caro prezzi in bar e ristoranti, specialmente nelle aree turistiche, quest’anno rasenti la speculazione. E le denunce fioccano da più parti. Purtroppo solo per i casi più eclatanti, dove per una modesta cena in trattoria si arrivano a pagare cifre a tre zeri. Invece si dovrebbe denunciare il quotidiano. Anche se immotivatamente un caffè al banco arriva a costare oltre due euro. E non c’è rincaro delle materie prime che tenga. L’alibi non funziona più.
Ogni servizio aggiuntivo, che si tratti di uno snack per l’aperitivo, o di un bicchiere d’acqua per il caffè, spesso ha un costo a parte. Per non parlare di quando in una località turistica o in una città d’arte ci si azzarda a mettersi seduti al tavolo. Il ricarico per il servizio è tale neanche ci si trovasse alla “Pergola”.
Purtroppo nell’era della deregulation e del libero mercato chiedere un maggiore controllo sui prezzi è praticamente impossibile. In questo modo si rischia però che solo poche persone possono avere accesso a quel tipo di consumi semplici, quali la colazione al bar e magari una pizza fuori una volta a settimana. Sono gli esercenti stessi che oltre a mettere la mano sul portafogli dovrebbero provare a porla sul cuore. E così ha fatto la titolare del bar in provincia di Varese.
La donna, al secolo Ida Maffei, titolare del bar “La Bisca”, ha deciso di esporre ironicamente un cartello fuori dal suo bar. Il titolo recita “Offerta del giorno“. Le voci sono: Caffè; bicchiere d’acqua; zucchero senza limiti; tovaglioli; cucchiaino e piattino; giornali del giorno; chiacchierata con supporto psichiatrico; bagno; info sul tempo; Info sulle fermate dell’autobus. Il tutto alla modica cifra di un euro. È ovvio che si tratta di un’insegna ironica, volta a far sorridere i passanti e ad invogliare gli avventori ad entrare nuovamente. Ma sottilmente c’è quella punta di giusta provocazione per chi tutti questi servizi corollari, che un tempo facevano parte del pacchetto del caffè al bar, ora li offrono a pagamento.
Le emozioni non hanno prezzo. Non è il titolo di una canzone neomelodica italiana, ma semplicemente il motto che può essere tradotto dalla filosofia di Ida Maffei. Un esempio per gli esercenti che ormai guardano solo al profitto. Ed allora ci si trova lontani dall’atmosfera romantica dei film come “Coffee and Cigarettes” di Jim Jarmush o di tutte quelle narrazioni in cui i bar diventano crocevia di percorsi di vita. Ida con il suo “Non vendiamo caffè vendiamo emozioni“, slogan in calce al cartello, in qualche modo tenta di ristabilire questa atmosfera ormai perduta.
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