Ventidue anni fa uno degli attentati terroristici più gravi della storia: le parole della figlia di uno dei vigili del fuoco morti da eroi.
Sono trascorsi 22 anni dall’11 settembre 2001, una data che ha cambiato il corso della storia mondiale e rimasta scolpita nella memoria di tutto il Pianeta. Quel giorno un attacco terroristico senza precedenti colpì il cuore dell’America provocando quasi 3mila vittime ed oltre 6mila feriti.
Nel giorno del 22esimo anniversario degli attentanti, la figlia di uno degli oltre 340 vigili del fuoco che persero la vita quel giorno ha rilasciato un’intervista per ricordare il padre morto da eroe e che, purtroppo, non ha mai conosciuto.
Sono le 8:46 (14:46 in Italia) dell’11 settembre 2001 quando un aereo della American Airlines colpisce una delle Torri Gemelle, a New York. Diciassette minuti più tardi, mentre già andavano in onda del primo schianto, un secondo aereo colpisce la Torre Sud. Un terzo velivolo, poco dopo, si schiantò contro la facciata ovest del Pentagono, mentre un quarto, diretto verso Washington per colpire la Casa Bianca o il Campidoglio, fallì l’obiettivo precipitando in un campo in Pennsylvania.
Gli Stati Uniti ed il mondo intero sono sotto choc. Le immagini dell’attacco terroristico, tra i più gravi della storia, riempiono i telegiornali e le pagine dei quotidiani. Un attacco costato la vita a 2.996 persone, tra cui i 19 dirottatori che avevano coordinato l’attacco. Centinaia le vittime anche tra i soccorritori: vigili del fuoco, medici, paramedici e forze dell’ordine. Tra loro Stanley Smagala, pompiere di 36 anni in servizio a New York.
A ricordarlo, in un’intervista rilasciata a Tgcom24, la figlia Alexa che, purtroppo, non ha mai conosciuto suo padre essendo nata il 9 gennaio del 2002, quattro mesi dopo gli attentati. La giovane racconta che quel giorno suo padre non sarebbe dovuto essere in servizio, aveva cambiato il turno in modo da accompagnare il giorno dopo la moglie che avrebbe dovuto fare un’ecografia. Purtroppo, però Stanley non tornò mai più a casa: quella mattina, insieme ad altri colleghi, entrò nel grattacielo per evacuarlo, ma la struttura crollò. Il suo corpo non venne mai trovato.
Alexa racconta che il padre sapeva che la moglie era incinta ed era entusiasta di diventare genitore, ma non ha mai saputo se suo figlio fosse un maschietto o una femminuccia. Ogni anno, la figlia e la moglie di Stanley tornano al World Trade Center e nella caserma dove il pompiere lavorava per ricordare il sacrificio del padre: “Un sacrificio che – aggiunge Alexa- come quello di tanti altri vigili del fuoco e poliziotti non deve essere dimenticato”.
Infine, la giovane, che oggi studia all’università della Florida, ha spiegato di aver parlato con gli ex colleghi del padre che lo descrivono come una persona simpatica, generosa e sempre pronta ad aiutare gli altri. Un altruismo dimostrato anche quella mattina, quando è stato disposto a sacrificare la propria vita per salvare le persone intrappolate nel grattacielo.
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